Barletti/Waas präsentiert im Rahmen der Dramatischen Republik:

"MONOLOG DER GUTEN MUTTER"

Berlin-Premiere im Theatersaal im Haus der Statistik
3.+ 4. Oktober, 20 Uhr

Karl-Marx-Allee 1 | 10178 Berlin
(Nähe U+S-Bahn Alexanderplatz)

PROGRAMM

"MONOLOG DER GUTEN MUTTER"

von und mit: Lea Barletti
Produktion und Regie: Barletti/Waas
Original Music & Sound Design: Luca Canciello
(Dauer: 75’, deutsch-italienisch mit Übertiteln)

Was heißt das: eine "gute Mutter" sein? Wer ist dieses Idol, diese "Mutter", von der alle sprechen? Und was passiert, wenn die "gute Mutter" entdeckt, dass sie die falsche Rolle erwischt hat? Oder der Rolle, wie sie geschrieben ist, nicht gewachsen ist? Und wer hat diese Rolle geschrieben und für wen? Und warum soll man sie nicht neu schreiben können?


Zum Text : (per la versione italiana scroll down)

“Monolog der guten Mutter” beschäftigt sich mit einem der letzten Tabus der westlichen Gesellschaft: der Mutterschaft. Was heißt das, eine gute Mutter sein? Welche Mutter hat sich nicht zumindest einmal im Leben ihrer Aufgabe nicht gewachsen und unsicher gefühlt? Und was, wenn sie gar eines Tages die Entdeckung machen sollte, dass sie dem herrschenden und angesagten Modell einer “guten Mutter” gar nicht entspricht, nicht entsprechen will? Dass sie für die Rolle, so wie sie geschrieben ist, gar nicht geeignet ist? Von wem ist diese Rolle denn geschrieben worden, und für wen? Und warum ist es nicht möglich, sie neu zu schreiben? “Mutter” sein, ist eine Rolle, aber eine Rolle, die nicht jede Frau auf gleiche Weise übernehmen kann. Es gibt so viele Arten Mutter zu sein, wie es Frauen gibt, die es geworden sind. Es gibt viele Arten, eine gute Mutter zu sein. Aber das wird dir von niemand gesagt, nicht vorher, und auch nicht währenddessen: das ist etwas, was man von allein entdeckt, nachher, und auf schmerzhafte Weise, auf eigene Kosten, zum Preis enormer Schuldgefühle, zum Preis von Irrtümern, Fehltritten, Zweifeln, ständigem Scheitern. Und zum Preis verlorener Träume, Zeit, Energie und Liebe: zum Preis des Lebens.
Was bleibt? Der Zweifel.

Aber “Monolog der guten Mutter” ist auch die Geschichte einer “Berufung”, die Geschichte einer künstlerischen Berufung und des mühsamen Wegs, auf den sich jemand macht, um ihr einen Platz in der Welt zu finden. Es ist die Geschichte von jemand, der, mittels und trotz unzähliger Stolperer, Zweifel und ständigem Scheitern, das starke und wirkliche Bedürfnis verspürt, zu einer eigenen Sprache zu finden und durch sie einen Akt zu vollführen, der, auf ganz eigene Art, einer Welt zum Leben und zu einer Form verhilft: ein Akt künstlerischer Schöpfung. Eine Utopie, klein aber konkret.
Was bleibt? Die Sehnsucht.

“Monolog der guten Mutter” ist zuletzt die Geschichte eines Zweikampfs: des Zweikampfs einer Frau und Künstlerin mit sich selbst und ihrem Körper, mit ihrem Gewissen, mit ihrer Rolle als Mutter, mit ihren Söhnen, mit ihrem Bild von sich selbst, mit ihrem eigenen Künstlerdasein, mit den Modellen, mit denen sie aus-gestattet wurde, mit den eigenen Erwartungshaltungen und denen der anderen, mit der eigenen Unangemessenheit, mit der eigenen Berufung, mit der eigenen Fehlbarkeit, mit der eigenen Kreativität, mit der Zeit, mit dem Leben, mit der Sprache, mit der Liebe.
Was bleibt? Der Körper.

Eine Frau, allein auf der Bühne. Sie sitzt auf einem Podest, wie ein Ausstellungsgegenstand oder ein Monument: “Gute Mutter / gemischte Materialien und Techniken” steht auf einem Schild, das an dem Podest an-gebracht ist. Während ihres Monologs werden als zusätzliche Ausstellungsgegenstände/Zeugen auch der Vater/Mann, einige Gebrauchsgegenstände und Fotografien auf der Bühne erscheinen. Die Frau beginnt ihren Diskurs damit, dass sie sagt, weggehen zu wollen. Sie wird nicht weggehen, den für sie gibt es kein Leben, als Person und Schauspielerin, außerhalb des Blickfelds der anderen. Denn es gibt keine andere Welt als die, die aus dem Austausch mit Gleichartigen entsteht, und das Theater ist dieser Austausch, wie schon die Griechen gut verstanden hatten. Die Welt, das Leben, ist das, was zwischen zwei Personen geschieht, während sie miteinander sprechen: ist das, was zwischen Schauspieler und Zuschauer geschieht. Die Welt ist hier, ist jetzt, ist das Theater.
Was bleibt? Das Theater.

Link zum Video der römischen Aufführung:
https://vimeo.com/397129950


Lea Barletti und Werner Waas haben sich vor vielen Jahren in Rom kennengelernt. Seither leben und arbeiten sie zusammen, zuerst in Rom, dann in München, später in Lecce und jetzt in Berlin. Gemeinsam haben sie eine Unzahl an Stücken produziert, inszeniert und gespielt, eine Theaterkompanie gegründet (IndumaTeatro), ein multidisziplinäres Kulturzentrum mitbegründet (ManifattureKnos in Lecce, immer noch aktiv, wenn mittlerweile auch ohne sie), sieben Ausgaben eines Werkstattfestivals eingerichtet “K-Now!” (auch in Lecce), einen Dramatikerpreis ins Leben gerufen und organisiert (“Il Centro del discorso”, drei Ausgaben von 2008 bis 2011), noch eine weitere Kompanie gegründet (Barletti/Waas), mit der sie zur Zeit zwischen Italien und Deutschland unterwegs sind und haben außerdem im Lauf der Zeit eine Unmenge anderer Dinge gemacht, darunter auch zwei Kinder, (Rocco und Tobia).

www.barlettiwaas.eu



"Monologo della buona madre"

di e con Lea Barletti
produzione e regia: Barletti/Waas
musiche originali e sound Design: Luca Canciello
e con la partecipazione in scena di Werner Waas
(durata: 75’)

“Monologo della buona madre” affronta uno degli ultimi Miti/Tabù della società occidentale: quello della maternità. Cosa vuol dire essere una “buona madre”? Chi è quest’idolo, questa “Madre”, di cui tutti parlano, di cui tutti sembrano sapere come deve essere, cosa deve fare, cosa deve sentire, come si deve comportare, come deve amare, come deve vivere? Esiste davvero? O piuttosto esistono tante donne che scelgono, o credono di scegliere, o non scelgono affatto, ma si ritrovano ad essere madri? E quale madre non si è sentita, almeno una volta, inadeguata e insicura? E se un giorno si dovesse scoprire di non corrispondere, o di non voler corrispondere, al modello di “buona madre” richiesto? O di avere (addirittura!) sbagliato ruolo? Oppure, semplicemente, di non essere adatta al ruolo così come è stato scritto? E da chi è stato scritto, questo ruolo, e per chi? E perché non è possibile riscriverlo? Essere “Madre” è un ruolo, ma un ruolo che non può essere assunto nella stessa maniera da ogni donna. Ci sono tanti modi di essere madri quante donne che lo diventano. E ci sono tanti modi per essere una “buona” madre. Ma questo non te lo dice nessuno, né prima, né durante (e nemmeno dopo). Nessuno ti dice che a volte i ruoli possono diventare gabbie, da cui è difficile, difficilissimo, uscire. E se tanti, ma proprio tanti (troppi) si preoccupano di dirti che potresti un giorno pentirti di non aver fatto figli, nessuno, ma proprio nessuno, ti dice che potresti un giorno anche pentirti di averli fatti. Tutte queste sono cose che una scopre da sola, e dolorosamente, sulla propria pelle, a costo di enormi, giganteschi, divoranti, sensi di colpa, e a costo di errori, passi falsi, dubbi, fallimenti. E a costo di sogni, tempo, energia, amore: a costo della vita.
Cosa resta? Il dubbio.

Ma „Monologo della buona madre“ è anche una storia di „vocazione“, la storia di una vocazione artistica e del faticoso percorso intrapreso per trovarle un posto nel mondo, la storia di qualcuno che, attraverso e nonostante mille inciampi, dubbi e fallimenti, sente la necessità forte e reale di trovare una propria lingua, e per suo mezzo compiere un atto che di nascita e forma, a suo modo, ad un mondo: un atto di creazione artistica. Un’utopia, piccola e concreta.
Cosa resta? Il desiderio.

“Monologo della buona madre” è infine la storia di un corpo a corpo: un corpo a corpo di una donna e di un‘artista con se stessa ed il proprio corpo, appunto, con la propria coscienza, con il proprio ruolo di madre, con i figli, con l’immagine di sé, con il proprio essere artista, con i propri modelli dati, con le aspettative proprie e altrui, con la propria inadeguatezza, con la propria vocazione, con la propria fallibilità, con la propria creatività, con il tempo, con la vita, con la lingua, con l’amore.
Cosa resta? Il corpo.

Una donna, da sola in scena. Seduta su un alto piedistallo, come un oggetto da esposizione o un monumento: „Buona Madre / Tecniche e materiali misti“, recita la targa applicata sul piedistallo. Durante il suo monologo faranno la loro apparizione in scena, come altrettanti oggetti da esposizione/testimoni, il padre/marito e alcuni oggetti quotidiani.
La donna inizia il suo discorso dichiarando la propria intenzione di andarsene. Non se ne andrà, perché non c’è vita, per lei, come persona e come attrice, al di fuori dello sguardo altrui. Perché non c’è mondo se non quello che si crea nel discorso tra simili, e il teatro è questo discorso, come bene avevano capito i greci. Il mondo, la vita, è quello che succede tra le persone mentre si parlano: quello che succede tra l’attore e lo spettatore. Il mondo è qui, è adesso, è il teatro.
Cosa resta? Il teatro.

Link a critiche:
Graziano Graziani: https://www.iltascabile.com/
Andrea Porcheddu: https://www.glistatigenerali.com/teatro/
Anna Maria Curci: https://letteremigranti.wordpress.com/

Lea Barletti e Werner Waas si sono conosciuti molti anni fa a Roma. Da allora vivono e lavorano insieme, prima a Roma, poi a Monaco di Baviera, quindi a Lecce e attualmente a Berlino. Insieme, hanno prodotto, diretto e interpretato un gran numero di spettacoli, fondato una compagnia teatrale (Induma Teatro), fondato un Centro Culturale Multidisciplinare (“Manifatture Knos”, a Lecce, tutt’ora attivo seppure ormai senza di loro), organizzato sette edizioni (tra il 2008 e il 2015) del Festival/Laboratorio di arti performative “K-now!” (sempre a Lecce), inventato e organizzato un premio di drammaturgia contemporanea (“Il Centro del discorso”, tre edizioni tra il 2008 e il 2011), fondato un’altra compagnia (Barletti/Waas), con la quale attualmente girano e lavorano tra la Germania e l’Italia, nonché fatto negli anni un gran numero imprecisato di altre cose, tra cui due figli (Rocco e Tobia).

www.barlettiwaas.eu

TERMINE

Wegen der aktuellen Lage ist die Teilnahme auf nur 20 Personen beschränkt.

3.+ 4. Oktober, 20 Uhr
Im Haus der Statistik Karl-Marx-Allee 1 | 10178 Berlin
(Nähe U+S-Bahn Alexanderplatz)

Eintritt: 10-15 €
Nur mit Voranmeldung unter: info@barlettiwaas.eu
oder telefonisch unter: 0176/65753780
Weitere Infos unter: http://www.barlettiwaas.eu/